Il fungo è consociuto e mangiato dall’uomo da migliaia di anni: una delle testimonianze più antiche è in un affresco ritrovato negli scavi di Pompei. Gli antichi romani lo consideravano una leccornia, fatto documentato tra l’altro dal nome di una delle specie più pregiate: l’Amanita Caesarea (cioè dedicata a Cesare), o ovulo buono.

Il fungo porcino è una delle eccellenze gastronomiche del territorio di Reggio Emilia. Diffuso nei boschi di tutto l’Appennino Tosco-Emiliano, raccolto in autunno, è utilizzato sia essiccato che fresco è un elemento fondamentale dei menù tradizionali di montagna. A tavola con il porcino si esalta il gusto della tradizione: dall’antipasto alle altre portate, possiamo trovarlo in tante squisite varianti: sott’olio, in padella, alla piastra, crudo in fette sottilissime, a tu per tu con scaglie di Parmigiano-Reggiano,nel sugo delle tagliatelle, con i tortelli, con il riso e insieme alla carne.

Se il porcino è il fungo per eccellenza della zona, anche altre gustosissime qualità dell’ampia gamma dei boleti, dei prataioli e degli ovoli sono ugualmente apprezzate.