Il castello

Il castello di Baiso è costruito sullo spartiacque delle valli del Secchia e del Tresinaro, circondato dai calanchi che hanno contribuito alla sua difesa nei secoli passati. La tradizione fa risalire la sua costruzione ai Da Canossa, in particolare da Alberto Atto, padre di Matilde. Nato come fortilizio, il castello si è trasformato con il tempo in una splendida residenza aristocratica di gusto quasi rinascimentale.

Originariamente proprietà dei Da Baiso, feudatari del luogo e vassalli dei Da Canossa, il castello è più volte passato di mano. Diventato possedimento dei Fogliani nel 1256, fu oggetto all’epoca dei Comuni di un lungo assedio da parte del Comune di Reggio che ne voleva fare un piccolo caposaldo “democratico”. Per oltre cento anni tra il 1300 e il 1400 fu al centro delle contese fra Fogliani Guelfi e Fogliani Ghibellini, risolte con la vittoria di questi ultimi grazie all’alleanza con Niccolò III Estense. Il fortilizio passò in seguito in mano ai Marchesi di Levizzano, cui Baiso fu annesso nel 1624.

In tempi più recenti, il castello fu acquistato nel 1903 dal Senatore Adolfo Venturi, che gli restituì in parte la sua fisionomia originaria. Dopo essere stato per alcuni anni in possesso del Comune di Guastalla, viene acquistato da Pietro Bianchi, critico e regista che insieme alla mogliene ha curato e valorizzato ogni aspetto, abitandovi stabilmente e restituendogli vita e bellezza.

La chiesa di San Lorenzo

La nuova chiesa parrocchiale, costruita tra il 1930 e il 1936, è stata realizzata in stile romanico per meglio integrarsi con l’antica pieve circostante. La struttura ha facciata tripartita con la parte centrale sopraelevata, su cui si apre il rosone; copertura a falde; tre aperture di ingresso leggermente strombate con centinature a tutto sesto, in cui sono ospitate decorazioni musive (la Fede, la Speranza, la Carità) al posto dei più consueti racconti scultorei.

La scultura infatti, è praticamente assente tanto sulla facciata quanto sulle pareti laterali. L’unico ornamento è rappresentato da un cordolo alla sommità, che percorre tutto il perimetro della superficie ed è caratterizzato da un motivo modulare ad archetti con piccole teste antropomorfe o zoomorfe, molto diffuso nella cultura figurativa medievale.

Vengono riproposti anche i leoni, fondamentale attributo dell’architettura romanica. In questo caso, anzichè reggere le colonne del protiro come da tradizione, sono totalmente scorporati e collocati alle due estremità della gradinata d’accesso al sagrato. Anche il campanile, che sorge isolato sul fianco occidentale della chiesa, è stato costruito secondo gli stilemi dell’architettura romanica.

Il villino Venturi

Prende il nome dal Senatore e noto critico d’arte Adolfo Venturi che trascorse in questa struttura leggera ed elegante in stile Liberty molti anni della sua vita, tra riposo e studio.

Cà Toschi

A lato della strada provinciale si trova l’interessante complesso di Casa Toschi.

Sull’abitazione è murata una lapide che ricorda Giovan Battista Toschi(1848-1934). Nell’edificio è visibile un portale di ingresso archivoltato sormontato da un oculo con formella siglata “1790 – PRI DIE NONAS – MAII – AC – TA – FUIT”. Sul tetto è posto un campaniletto a vela. Non si esclude che internamente si trovasse un tempo l’oratorio di S. Prospero citato nelle Visite Pastorali agli inizi del XIX secolo.

La chiesa di Visignolo

La chiesa di Visignolo, dedicata a Maria Assunta, figura nei rotoli delle decime del 1302 e 1318 come dipendente dalla pieve di Baiso. Veniva chiamata anche S. Maria di Visiago o S. Maria de Visignano.

Dalla documentazione storica risulta che i lavori più consistenti di ristrutturazione siano stati effettuati nella seconda metà del Seicento, periodo in cui venne anche costruito il campanile. Nella visita Picenardi del 1709 la chiesa è descritta ad una sola navata con tre altari e in queste forme è giunta a noi. Presenta una facciata a capanna piuttosto slanciata, sulla quale si aprono un portale archivoltato a un finestrone trapezoidale sovrastante. Il corpo dell’edificio termina con una parte absidata e sul fianco settentrionale si innalza la torre con cella campanaria a bifore. Sulle pareti interne, in corrispondenza dei tre altari, sono stati eseguiti dipinti moderni che celebrano, oltre a santi e beati, anche episodi di storia locale come l’uccisione per mano dei partigiani del seminarista Rolando Rivi, originario di San Romano.